
I tedeschi non erano rimasti estranei alle vicende nordafricane, a cui Hitler guardava con grande preoccupazione: se gli Inglesi fossero riusciti a scacciare gli Italiani dall’Africa la minaccia contro la Penisola sarebbe stata reale e tangibile, con la conseguente perdita di un alleato che godeva di ottime posizioni strategiche. Egli decide quindi di prestare il suo aiuto a Mussolini mediante l’invio di truppe ma pone alcune condizioni: che gli Italiani abbandonino la strategia difensivista e inviino in Africa la loro divisione corazzata “Ariete”, che tutte le forze motorizzate fossero poste sotto il comando di un generale tedesco subordinato in linea di massima al comandante italiano (ma di fatto rispondente al comando tedesco). Mussolini accetta e in più sostituisce Graziani con Gariboldi. Viene quindi inviato in Africa il Deutsche Afrikakorps composto dalla 5a divisione leggera, un reggimento carri e la 15a divisione corazzata. Il comandante sarà il generale Erwin Rommel, il quale già dal 12 febbraio si reca sul luogo delle future operazioni. L'Afrikakorps era numericamente limitato e appoggiato da una forza aerea relativamente ridotta. La 15ª Panzerdivision sarebbe arrivata soltanto alla fine di maggio e la grande unità di base, la 5ª divisione leggera conosciuta più tardi come 21ª Panzerdivision, incominciò a sbarcare in Africa il 14 febbraio e non sarebbe stata completa fino alla metà di aprile, sebbene il suo 5° reggimento corazzato con 105 carri armati medi e 51 leggeri fosse arrivato sul posto l'11 marzo. Le forze italiane di terra assommano a cinque divisioni, che generalmente difettavano di mezzi di trasporto, tra cui la divisione corazzata “Ariete” che aveva in dotazione 60 carri armati leggeri, la cui utilità in combattimento era molto discutibile, e la divisione motorizzata “Trento”. Gli elementi motorizzati delle forze italiane passano sotto il comando diretto di Rommel, che però dipendeva a sua volta dal generale Gariboldi e da questa parte Rommel trovò spesso difficoltà perché il comandante superiore italiano era poco entusiasta del suo piano di tenere Tripoli stabilendo le linee difensive a Sirte e si rivelò sempre molto restio ad adottare una strategia offensiva.
Sul versante inglese si fa sentire invece il peso dell’intervento in Grecia: le forze migliori sono ricondotte ad Alessandria lasciando a presidio dei territori conquistati truppe di rimpiazzo e un’aliquota dei soldati presenti in Egitto è dirottato sul Continente. Il comando del XIII° Corpo d’Armata è passto dal generale O’Connor al tenente generale Neame, novizio quanto i suoi soldati, e anche questo è un dato da tenere presente. La 6ª divisione australiana che aveva combattuto agl'inizi dell'anno stava per raggiungere la Grecia ed era stata sostituita dalla 9ª divisione australiana, al comando del generale Leslie Morshead. Ma quest'unità aveva sofferto nella riorganizzazione generale: due delle sue brigate erano state inviate in Grecia e le avevano sostituite con due brigate della 7ª divisione australiana, meno ben addestrate, e il suo stato maggiore non era né completo né dotato di molta esperienza. Due brigate furono schierate a est di Bengasi fra El Regima e Tocra; la terza fu mandata a Tobruk, per la semplice ragione che da Bengasi non era più possibile provvedere all'invio dei rifornimenti a causa dei coninui bombardamenti tedeschi e qui incominciò a rimettere in efficienza le vecchie opere difensive costruite dagl'italiani. La 2ª divisione corazzata al comando del maggior generale Gambier Parry era una formazione che non reggeva il confronto con la 7ª divisione corazzata, di cui aveva preso il posto. Una delle sue brigate era distaccata in Grecia e aveva lasciato in Africa Settentrionale soltanto un reggimento dotato di carri armati medi e uno di carri armati leggeri aggregati alla 3ª brigata, entrambi male equipaggiati con macchine già logorate dall'uso. Un secondo reggimento di carri armati medi era stato raffazzonato in tutta fretta e montato su M13 catturati agli italiani, armati con discreti cannoni da 47 mm ma con una scarsa capacità di movimento. Nella migliore delle ipotesi gli inglesi potevano contare su un'ottantina di carri armati eterogenei ma operativi. La situazione non era migliore per la RAF, che aveva risentito anch'essa delle esigenze degli altri fronti. Il 29 marzo Wavell riuscì a mettere insieme un'altra formazione per rimpolpare le forze sparpagliate di Neame. Si trattava della 3ª brigata motorizzata indiana, formata da tre battaglioni automontati ma priva di artiglierie e di cannoni controcarro e che disponeva soltanto di pochi apparati radioriceventi e di un limitato numero di mitragliatrici e fu inviata a El Adem a sud di Tobruch, dove poteva avvalersi della propria mobilità.
L’attività delle forze dell’Asse non passava inosservata ma il generale Wavell giudicò che per il momento non vi erano pericoli: dato il ritmo di sbarco delle truppe tedesche il vero pericolo era previsto per l’autunno. E d’altronde Rommel stesso con le sue forze ancora incomplete ha l’ordine di non impegnarsi in operazioni di vasta portata.
Sul versante inglese si fa sentire invece il peso dell’intervento in Grecia: le forze migliori sono ricondotte ad Alessandria lasciando a presidio dei territori conquistati truppe di rimpiazzo e un’aliquota dei soldati presenti in Egitto è dirottato sul Continente. Il comando del XIII° Corpo d’Armata è passto dal generale O’Connor al tenente generale Neame, novizio quanto i suoi soldati, e anche questo è un dato da tenere presente. La 6ª divisione australiana che aveva combattuto agl'inizi dell'anno stava per raggiungere la Grecia ed era stata sostituita dalla 9ª divisione australiana, al comando del generale Leslie Morshead. Ma quest'unità aveva sofferto nella riorganizzazione generale: due delle sue brigate erano state inviate in Grecia e le avevano sostituite con due brigate della 7ª divisione australiana, meno ben addestrate, e il suo stato maggiore non era né completo né dotato di molta esperienza. Due brigate furono schierate a est di Bengasi fra El Regima e Tocra; la terza fu mandata a Tobruk, per la semplice ragione che da Bengasi non era più possibile provvedere all'invio dei rifornimenti a causa dei coninui bombardamenti tedeschi e qui incominciò a rimettere in efficienza le vecchie opere difensive costruite dagl'italiani. La 2ª divisione corazzata al comando del maggior generale Gambier Parry era una formazione che non reggeva il confronto con la 7ª divisione corazzata, di cui aveva preso il posto. Una delle sue brigate era distaccata in Grecia e aveva lasciato in Africa Settentrionale soltanto un reggimento dotato di carri armati medi e uno di carri armati leggeri aggregati alla 3ª brigata, entrambi male equipaggiati con macchine già logorate dall'uso. Un secondo reggimento di carri armati medi era stato raffazzonato in tutta fretta e montato su M13 catturati agli italiani, armati con discreti cannoni da 47 mm ma con una scarsa capacità di movimento. Nella migliore delle ipotesi gli inglesi potevano contare su un'ottantina di carri armati eterogenei ma operativi. La situazione non era migliore per la RAF, che aveva risentito anch'essa delle esigenze degli altri fronti. Il 29 marzo Wavell riuscì a mettere insieme un'altra formazione per rimpolpare le forze sparpagliate di Neame. Si trattava della 3ª brigata motorizzata indiana, formata da tre battaglioni automontati ma priva di artiglierie e di cannoni controcarro e che disponeva soltanto di pochi apparati radioriceventi e di un limitato numero di mitragliatrici e fu inviata a El Adem a sud di Tobruch, dove poteva avvalersi della propria mobilità.
L’attività delle forze dell’Asse non passava inosservata ma il generale Wavell giudicò che per il momento non vi erano pericoli: dato il ritmo di sbarco delle truppe tedesche il vero pericolo era previsto per l’autunno. E d’altronde Rommel stesso con le sue forze ancora incomplete ha l’ordine di non impegnarsi in operazioni di vasta portata.
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