martedì 1 aprile 2008

La campagna di Tunisia /3: avvicendamento al vertice







Nel novembre 1942, dopo la sconfitta di El Alamein e lo sbarco alleato in Algeria e
Marocco, irrompe sulla scena un nuovo personaggio che avrà un ruolo fondamentale nello svolgimento delle future azioni, il generale tedesco von Armin. A capo della V Armata corazzata, fu inviato in Africa con l'obiettivo di creare una testa di ponte in Tunisia. Oltre 65.000 uomini giunsero al suo seguito per fronteggiare sia la minaccia proveniente da est, sia quella da ovest. A dicembre, grazie ai rifornimenti dalla Germania e all'arrivo delle truppe in ritirata dalla Tripolitania, le schiere italo-tedesche arrivarono a contare circa 100.000 uomini.Il giorno dopo la caduta di Tripoli dal fronte russo fu richiamato il generale Giovanni Messe, che venne nominato da Mussolini comandante le forze italiane in Tunisia. Tutto ciò aprì però una nuova serie di interrogativi: il generale Messe aveva solo giurisdizione sulle truppe italiane o anche su quelle tedesche? Chi avrebbe comandato in Tunisia? Lo stesso Messe, Rommel oppure Kesselring? Proprio quest'ultimo fu scelto dai comandi italiano e tedesco quale capo delle forze armate dello scacchiere africano, mentre le due armate disponibili furono assegnate a von Armin (V Panzerarmee) e a Messe (I Armata, di ritorno dalla Libia), che ebbe notevoli problemi a farsi accettare dal sempre più intrattabile Rommel.Mussolini, che aveva voluto fortemente Messe a capo della I Armata, invitò il suo generale a resistere in quel lembo di terra per «riprendere l'offensiva nell'estate e riconquistare la Libia». Il nostro comandante, accorto soldato, si rese immediatamente conto dell'entità delle nostre truppe e del loro equipaggiamento: con questi soldati e senza ulteriori rifornimenti sarebbe stato impossibile mantenere le posizioni. Il Duce rispose alle sue proteste con queste parole: «Occorre resistere ad ogni costo, per ritardare l'attacco contro l'Italia, che seguirà fatalmente alla nostra sconfitta in Africa».La I Armata fu quindi schierata lungo la linea del Mareth nel settore più meridionale, dovendo fronteggiare a sud l'VIII Armata inglese e a ovest il II Corpo d'Armata americano. Il quadro delle forze a disposizione del generale Messe era il seguente: quattro divisioni di fanteria italiane (La Spezia, Pistoia, Trieste e Giovani Fascisti), due divisioni corazzate (Centauro e XV Panzer), due divisioni di fanteria tedesche (90a leggera e la 164a). Dopo la disfatta di El Alamein fu ricostituito e tornò in linea anche un battaglione della Folgore composto dai superstiti dell'Egitto. Le sue forze furono suddivise in due Corpi d'Armata: il XX, al comando del generale Orlando, e il XXI, comandato dal generale Berardi.Il settore centrosettentrionale della Tunisia fu invece affidato a von Armin e alla sua V Panzearmee. Il suo schieramento comprendeva: il XXX Corpo d'Armata del generale Sogno, formato dalla Divisione Superga del generale Gelich e dalla 50a Brigata speciale del generale Imperiali; nel settore di Gafsa el Quettar la Divisione corazzata Centauro del generale Calvi di Bergolo; reparti di bersaglieri del Reggimento Lodi e unità di marinai della San Marco incamerati nei reparti tedeschi.Contro queste truppe erano schierate la I Armata britannica del generale Anderson, il XIX Corpo d'Armata francese e il II Corpo d'Armata americano del generale Fredendall.

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