martedì 1 aprile 2008
La campagna di Tunisia /9: ultima resistenza delle truppe italiane
Il 20 marzo 1943 prese il via l'Operazione "Pugilist Gallop" con la quale l'VIII Armata inglese di Montgomery avrebbe dovuto attaccare frontalmente le posizioni italo-tedesche lungo lo Uadi Zigazou. Anche in questo caso la resistenza dei difensori fu eroica: l'urto del XXX Corpo d'Armata fu contenuto, tanto da annullare il tentativo di creare una testa di ponte da parte della 50a Divisione. Ancora una volta le fanterie italiane si immolarono per resistere un'ora, un giorno in più. La Trieste e i Giovani Fascisti si dissanguarono ma il nemico non passò, nonostante la sproporzione di mezzi corazzati: 620 a 94. Montgomery era incredulo. Tentò ancora la carta della sorpresa, cioè l'aggiramento dal deserto con la II Divisione neozelandese. Appoggiata dall'VIII brigata carri e dal raggruppamento francese di Leclerc e Koenig poteva contare su 175 carri, ai quali si aggiungevano quelli della I Divisione corazzata inglese. Ma la sorpresa non riuscì. A El-Hamma si concentrarono solo due modeste divisioni corazzate tedesche, la XV e la XXI, appoggiate dalla 164a di fanteria, che riuscirono tuttavia a bloccare le truppe alleate. Il 26 marzo finalmente von Armin decise per il ritiro sulla linea dell'Uadi Akarit, circa 15 km a nord di Gabes, dove molte migliaia di fanti italiani il giorno seguente saranno catturati dalle truppe inglesi. Il 5 aprile iniziò l'attacco alle nuove posizioni.Un massiccio bombardamento precedette la battaglia dell'Akarit: 450 cannoni aprirono il fuoco sulla linea tenuta dalle truppe dell'Asse ormai allo stremo. Contro i 500 carri di Montgomery le lacere divisioni italiane ne poterono opporne soltanto 15. Nonostante la disparità di mezzi la battaglia fu «violentissima e selvaggia». Contrastato un primo attacco della I Armata al prezzo di ingentissime perdite, nelle successive ondate le truppe italo-tedesche non riuscirono a contenere l'impeto degli Alleati. Sei varchi vennero aperti nella linea italiana, tanto che von Armin fu costretto a retrocedere il suo esercito da sud a nord di circa 300 km sulla linea di Enfidaville.Concluso il ripiegamento il 13 aprile le truppe italiane si prepararono, come scrivere Messe, «a combattere la nostra ultima battaglia» . L'ultima difesa fu organizzata tra i colli del Garci e del Takrouna, dove giunsero anche numerosi rinforzi dalla Germania, tra cui la Divisione corazzata Goering. Ma ormai era troppo tardi.Il 19 aprile il rombo dei cannoni annunciò l'inizio dello scontro. L'urto più duro ancora una volta si concentrò nei settori presidiati dalle forze italiane: sul Takrouna si distinsero i reparti della Trieste e i paracadutisti della Folgore, tanto che gli stessi Inglesi, poco propensi ai complimenti verso le forze italiane, lo riconobbero cavallerescamente: «gli Italiani si batterono come i Tedeschi» scriverà lo storico Liddle Hart. Il giorno 20 cadde il caposaldo di Dj Bir tenuto dalle truppe tedesche, che chiamarono i fanti della Trieste in soccorso. L'insuccesso sul Takrouna portò gli Inglesi ad affermare che «l'Italia in questo luogo ha fatto affluire le sue migliori truppe». Il 21 aprile ancora attacchi: la prima ad essere travolta fu la Folgore, poi, verso le 17 fu il turno della Trieste che inviò questo laconico messaggio: «la stazione è assalita da elementi nemici». Si concluse così l'ennesima pagina di resistenza delle truppe italiane spesso sottovalutate e denigrate dall'opinione pubblica e dai vertici militari di molti paesi. Il generale Messe scriverà nelle sue memorie: «Sul Takrouna la lotta è veramente epica; i centri di fuoco sulle falde dell'altura continuano a fulminare i reparti nemici che vengono letteralmente decimati; anche i nostri elementi sono assoggettati al fuoco concentrico nemico e al tiro di cecchinaggio da parte di elementi annidatisi nelle case sulla vetta del cucuzzolo, vero torrione quasi inaccessibile. Contro questi partono all'attacco, col classico slancio dei paracadutisti, le compagnie del battaglione di formazione Folgore. Per tutto il pomeriggio fino a sera e nella notte è una vera caccia di casa in casa, di sasso in sasso; le perdite sono micidiali per entrambi i contendenti».Il 22 si distinsero i reparti Giovani Fascisti e la Divisione Pistoia, che resistettero fino al 1° maggio, quando la prima parte della battaglia di Enfidaville poté dirsi conclusa.
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