mercoledì 2 aprile 2008

Il colonialismo italiano in Africa /1: le conquiste dello stato liberale

Dopo alcuni tentativi nel corso degli anni '70 dell'Ottocento ad opera di alcune compagnie private, come la Rubattino che tentò l'acquisizione della baia di Assab, fu a partere dagli anni '80 che l'Italia iniziò pubblicamente ed ufficialmente la sua campagna di conquista coloniale in Africa: vi furono almeno tre tentativi ufficiali del governo italiano per l'acquisizione di un porto nel Mar Rosso, il quale potesse fungere da base verso un futuro impero coloniale in Asia o in Africa. Oltre all'acquisto di Assab dalla Rubattino, lo stato italiano cercò di acquistare od occupare il porto di Zeila, a quel tempo controllato dagli egiziani, ma senza esito. Quando gli egiziani dovettero ritirarsi dal Corno d'Africa nel corso del 1884, i diplomatici italiani fecero un accordo con la Gran Bretagna per l'occupazione del porto di Massaua che assieme ad Assab formò i cosiddetti possedimenti italiani nel Mar Rosso (dal 1890 denominati colonia Eritrea).

Per i governi crispini, la città di Massaua diventò il punto di partenza per un progetto che doveva sfociare nel controllo dell'intero Corno d'Africa. Agli inizi degli anni '80 questa zona era abitata da popolazioni etiopiche, dancale, somale e oromo autonome o sottoposte formalmente a diversi dominatori: gli egiziani (lungo le coste del Mar Rosso), sultani (Harar, Obbia, Zanzibar i più importanti), emiri o capi tribali. Diverso il caso dell'Etiopia, allora retta dal Negus Neghesti (Re dei Re) Giovanni IV, ma con la presenza di un secondo Negus (Re) nei territori del sud: Menelik.

Attraverso gli studiosi e i commercianti italiani che frequentavano la zona già dagli anni '60, l'Italia cercò di dividere i due Negus al fine di penetrare, dapprima politicamente e in seguito militarmente, all'interno dell'altopiano etiopico. Tra i progetti vi furono l'occupazione della città santa di Harar, l'acquisto di Zeila dai britannici e l'affitto del porto di Chisimaio posto alla foce del Giuba in Somalia. Tutti e tre i progetti non si conclusero positivamente, in particolare la presa della città di Harar da parte delle forze etiopiche di Menelik impedì l'esecuzione di un'operazione simile da parte delle forze italiane.

Nel 1889 l'Italia ottenne, tramite un accordo da parte del Console italiano di Aden con i rispettivi Sultani, i protettorati sul sultanato di Obbia e su quello della Migiurtina. Nel 1892 il Sultano di Zanzibar concesse in affitto i porti del Benadir (fra cui Mogadiscio e Brava) alla società commerciale Filonardi. Il Benadir, sebbene gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno d'Italia come base di partenza per delle spedizioni esplorative verso le foci del Giuba e dell'Omo e per l'assunzione di un protettorato sulla città di Lugh.

A seguito della sconfitta e della morte dell'Imperatore Giovanni in una guerra contro i dervisci Massaua occupò una parte dell'altopiano etiopico, compresa la città di Asmara, sulla base di precedenti ambigui accordi fatti con Menelik il quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi riconoscere Negus Neghesti. Con il trattato che seguì, Menelik accettò la presenza degli italiani sull'altopiano e riconobbe di utilizzare l'Italia come canale di comunicazione di preferenza con i paesi europei. Quest'ultimo riconoscimento venne interpretato dagli italiani (e tradotto dalla lingua amarica di conseguenza) come l'accettazione di un protettorato e per cinque anni sarà fonte di discordie fra i due paesi. sudanesi, l'esercito italiano in stanza a

La politica di progressiva conquista dell'Etiopia si concretizzò con la campagna d'Africa Orientale che terminò di fatto con la sconfitta di Adua del 1 Marzo 1896. Una delle richieste italiane durante la stesura del Trattato di Versailles dopo la prima guerra mondiale fu quella di ricevere la Somalia Francese e il Somaliland in cambio della rinuncia alla partecipazione nella ripartizione delle colonie tedesche tra le forze dell'Intesa. Fu l'ultimo tentativo dello stato liberale di perseguire la politica di penetrazione nel Corno d'Africa.

All'inizio del XX secolo l'Italia cercò di attuare una nuova strategia per creare un Impero Coloniale si poneva come obiettivo il controllo di una zona di territorio che andasse dal Mare Mediterraneo al Golfo di Guinea. Il progetto non venne mai esplicitato pubblicamente, ma fu strategicamente chiaro durante le trattative per il Trattato di Versailles (1919) e causò frizioni diplomatiche con la Francia. Per realizzare questo progetto, avendo già formale possesso della Libia, il corpo diplomatico italiano chiese di avere la colonia tedesca del Camerun e cercò di ottenere, come compenso per la partecipazione alla guerra mondiale, il passaggio del Ciad dalla Francia all'Italia. Il progetto fallì quando il Camerun venne assegnato alla Francia e l'Italia ottenne solamente l' Oltregiuba, oltre a una ridefinizione dei confini tra Libia e Ciad.


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